Arte nel dopoguerra

Subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, l'esperienza artistica assume un significato nuovo, complice quel bisogno di rinascita e riscatto dopo gli orrori della guerra che influisce anche sulla letteratura, il cinema e la musica. Gli esponenti più importanti di questa fase di transizione -che fa da ponte fra le ultime avanguardie e l'arte puramente contemporanea- sono senza dubbio i maestri Enrico Baj e l'italo-argentino Lucio Fontana.

A caratterizzare le opere di questi artisti, e quindi della corrente che rappresentano, è un totale capovolgimento delle regole artistiche fino ad allora conosciute; così le tele si trasformano in sculture dallo sfondo monocromatico dove vengono apposti dei tagli o fatti dei collage che danno forma a personaggi spaventosi, come se fossero appena usciti da un incubo. Nasce una nuova concezione dell'arte, che non si ferma davanti all'estetica, ma diventa un vero e proprio manifesto concettuale, in cui prima ancora che gli occhi, viene stimolata la mente.

Così, i tagli di Fontana diventano una connessione con l'universo e i personaggi mostruosi di Baj, una denuncia contro le mostruosità della società e la cattiveria della gente. Rimane comunque spazio anche per l'arte più figurativa come quella di Salvatore Fiume oppure astrattista come nelle opere di Piero Dorazio, in cui permane però la volontà di rappresentare qualcosa che non sia solo “bello” ma che abbia un legame con l'attualità, o i bisogni sociali.

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