Massimo Campigli

Massimo Campigli nasce a Berlino nel 1895 per poi trasferirsi a Milano in giovane età si muove poi a Parigi dove lavora come corrispondente del Corriere della Sera.

Vive anni importanti e rivoluzionari dell’arte contemporanea, può godere dell’ambiente futurista e vedere con i propri occhi artisti del calibro di Léger e Picasso all’opera.

Tutti questi influssi, tra Purismo, Neoclassicismo, Metafisica e Futurismo lo influenzeranno e arricchiranno permettendogli di imporsi come uno dei maggiori esponenti dell’arte d’avanguardia italiana nel mondo.

Viene particolarmente colpito dall’arte etrusca, cretese, copta e pompeiana, nelle sue opere è sempre presente il rimando a quelle figure antiche.

Arriverà poi ad avvicinarsi a quest’arte non solo attraverso i soggetti, ma più intensamente attraverso la tecnica del murales e degli affreschi.

Nel 1928 viene invitato ad esporre alla Biennale di Venezia all’interno della quale gli verrà riservata un’intera sala e i suoi successi in tutto il mondo continuano sempre più.

In quegli stessi anni crea il gruppo Sette italiani di Parigi con De Chirico, Gino Severini e altri artisti e firma il Manifesto della pittura murale di Sironi; realizza opere importantissimi come il salone delle cerimonie alla Triennale di Milano.

Durante la seconda guerra mondiale si stabilisce tra Venezia e Milano.

Continua ad esporre in importanti gallerie di tutto il mondo, si avvicina anche al mondo della grafica ed illustra diversi libri d’arte.

Tra le sue personali figurano quelle allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Gemeentemuseum dell'Aia e alla Kunsthalle di Berna nel 1955, e a Palazzo Reale di Milano nel 1967. L'artista muore a St. Tropez il 31 maggio 1971.

 

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