Enrico Pambianchi, Cavalli e cavalieri, tecnica mista su tela, 51x60 cm, 2011

I cieli plumbei, come spesso nei lavori di Pambianchi, trasmettono presagi di paesaggi post apocalittici. Le bocche dei vulcani, che costruiscono il fondale della scena, eruttano fumi e polveri di ciminiere di metropoli ottocentesche e imbruniscono l’aria. Una immagine tragicamente forte che vuole rendere omaggio al principe, ribaltando completamente quella pacata e giovane aria che lo raffigura nel quadro originale di Velasquez. Un omaggio al principe guerriero, rientrato da una battuta di caccia tra boschi d’acciaio e ossa. Il principe mostra il lato impetuoso e forte, di una monarchia, che spesso distrugge e esalta. Il cavallo andaluso perde le sue interiora e trasuda sangue ma imbizzarrito, fino alla fine, mostra coda e criniera. Drappi lordi di sangue, divisa sporca di terra e cenere, cranio disegnato a costruire una figura ipercefala e arti “siamesi”, sono le visioni introdotte dall’autore attratto dalla scena originale ma infastidito dalla sua mitezza e dal suo intollerabile candore. Nel quadro di Pambianchi le linee di forza della composizione partono dalla “potente” immagine suggerita dal cavallo prima ancora che dal cavaliere. Testo critico a curo dell'Arch. Maurizio Bonizzi