Enrico Pambianchi, War machine, tecnica mista su tela, 44,3x42,7 cm, 2013

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In questo lavoro si legge perfettamente la forza e il sarcasmo iper-reale dell’opera di Pambianchi. Qui l’autore fa sua l’immagine del cavallo bianco andaluso prima ancora che di Isabella. Pambianchi coglie l’omaggio che Velazquez fa ai robusti cavalli andalusi, razza speciale creata per la cavalleria spagnola. Questi cavalli, tanto amati dal pittore spagnolo che li utilizzò come trono da viaggio per Isabella, sono considerati delle vere “macchine da guerra” per forza e coraggio espresse nei combattimenti. E così Pambianchi immagina di riscattare in maniera definitiva, attraverso un tributo, le volontà del pittore di corte che dovette invece celare, il suo amore per quegli animali, sotto gli abiti e la celebrità della real donna. Il cavallo bianco, dal collo potente, che sputa sangue dagli occhi mentre si lancia alla carica, è cavalcato da una figura di donna con testa da dio giaguaro e voluminose vesta simili a una Hakama da Samurai delle migliori fatture (gonna del Kimono). Una gigante rivoltella Smith & Wesson a canna mozza troneggia sull’immagine magnificando, con parole moderne, la forza della composizione del quadro. testo critico a cura dell'Arch. Maurizio Bonizzi

Enrico Pambianchi, War machine, tecnica mista su tela, 44,3x42,7 cm, 2013

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