Ernesto Treccani

Ernesto Treccani (Milano 1920 – 2009) è figlio del senatore Giovanni Treccani degli Alfieri, fondatore dell’Istituto Treccani; grazie al padre all’età di 18 anni dirige già la rivista “Corrente”. Attorno alla rivista si forma un gruppo di artisti e intellettuali antifascisti e avanguardisti (Guttuso, Birolli, Migneco, Sassu), in contrasto col gruppo di Novecento. Treccani affronta svariate tematiche nel corso della sua attività pittorica: negli anni ’50 i protagonisti delle sue tele sono i contadini calabresi, con cui entra in stretto contatto nei soggiorni a Melissa, e il paesaggio urbano e industriale di Milano e Parigi. Le sue opere nascono sempre dall’osservazione del dato oggettivo che poi rielabora, dando vita a racconti che assumono un accento favolistico, a cavallo tra il reale e il fantastico. Per Treccani, come per tutti gli artisti impegnati nel partito comunista, l’anno dell’occupazione russa dell’Ungheria (1956), è un momento di svolta: l’impegno sociale e divulgativo della sua arte si arricchisce con una riflessione esistenziale sui cambiamenti imminenti della società. In questo periodo realizza diversi cicli, tra cui “il Ciclo delle opere da Melissa a Valenza”, il ciclo dedicato a “La Luna e i Falò” di Cesare Pavese, oltre alla grande tela dedicata ai caduti della strage di Piazza Fontana “Popolo di Volti”. Le tematiche trattate nel corso della sua carriera vengono riprese e rielaborate tra gli anni ’70 e ’80 e assumono un accento visionario. Sperimenta l’acrilico, che gli permette di lasciare sulla tela tratti rapidi e sovrapposizioni di colore. Le figure rappresentate, per lo più volti, tendono all’informale. Durante la sua vita ha viaggiato a lungo, esponendo le sue opere in tutta Italia e in tutto il mondo (Parigi, Londra New York, Mosca).

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