Antonio Ligabue

Antonio Ligabue nasce in Svizzera, da una ragazza madre d’origine italiana, nel 1899 e dopo pochi mesi viene affidato ad un’altra famiglia. Il rapporto con la matrigna si dimostra fin da subito complesso a causa dell’instabilità mentale di Antonio che alterna forti malinconie a scatti di violenza ed ira. Viene dapprima ricoverato in una clinica psichiatrica e poi denunciato alle autorità elvetiche che lo costringono a vivere in Italia senza poter tornare indietro. È il 1919 quando viene condotto a Gualtieri, in Emilia, città d’origine del padre Bonfiglio Laccabue di cui rinnegherà il cognome trasformandolo in Ligabue. Proprio in questo periodo inizia a dipingere su tavole di compensato e a scolpire con l’argilla confermando quella dote innata che emergeva fin dai disegni realizzati nel collegio infantile di Marbach, nonostante l’assenza di una formazione accademica. Durante le pause dal lavoro di bracciante agricolo, negli anni Venti, si rifugia nei boschi riversando in queste sperimentazioni artistiche il suo malessere. Il 1928 segna l’incontro con lo scultore e pittore Marino Mazzacurati. Quest’ultimo sostiene Antonio sia economicamente, sia umanamente facendogli prendere coscienza della sua vocazione artistica. Tema prediletto della sua arte è il mondo animale, espressione inconscia dei suoi stati d’animo, raffigurato in feroci lotte o in malinconiche scene agresti. Frequenti crisi e atti autolesionistici causano nel 1937 il primo internamento di Ligabue nel manicomio di S. Lazzaro, a Reggio Emilia, dove viene nuovamente curato nel 1940 e infine nel 1945. Durante la seconda guerra mondiale, occasionalmente, si presta come interprete per le truppe tedesche. I suoi quadri acquistano, col passare degli anni, maggiore plasticità, ricchezza compositiva e forza espressiva nel colore. Deriso da molti in vita, da altri guardato con sospetto, ma anche benvoluto e apprezzato da chi, come Sergio Negri, si avvicinava al suo mondo con il giusto passo Ligabue si spegne dopo tre anni di agonia nel 1965 per una paralisi celebrale e fisica.

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